Tuesday, November 27, 2012

Dalla Grecia all'Europa: austerity e default della democrazia

"Non c'era stato un colpo di stato nazista; ci fu una serie di azioni quasi legali il complesso delle quali trasformò la Germania da una repubblica a una dittatura" - William Sheridan Allen, in "Come si diventa nazisti"

VENERDì 30 NOVEMBRE 2012@CS CANTIERE DALLE 18.30 DIBATTITO "DALLA GRECIA ALL'EUROPA: L'AUSTERITY E IL DEFAULT DELLA DEMOCRAZIA" CON:
I compagni Nondas, Skyftoulis di AK (Antiautoritarian Movment) Centro sociale Nosotros, Exharchia, Atene,
Max Guareschi, scrittore e professore
Laura, attivista e blogger di atenecalling.blogspot.gr
Markos Vogiatzoglou, ricercatore del collettivo Prezzemolo di Firenze.
A seguire cena greca, musica, djset e proiezioni

#FUCKAUSTERITY #FUCKRACISM #FUCKTECHNOCRACY #FUCKFASCISM
 
Dibattito a cura di: Cs Cantiere | Comitato per non dimenticare Abba | Thinklab | Libreria Don Durito

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Dorata è comparsa sui giornali di tutto il mondo dopo aver ottenuto il 7% dei voti alle politiche di quest’anno. Ma, nonostante i tentativi dei media, non si può relegarlo ad un mero fenomeno elettorale: partito neofascista (il richiamo alla svastica nella sua bandiera è evidente), ha fatto del razzismo e della xenofobia la sua bandiera, costruendosi un ampio consenso, soprattutto nelle periferie, grazie ad un lavoro assistenzialista profondamente nazionalista e razzista (emblematica è stata la donazione di sangue per "puri greci"). Ma "l'assistenzialiamo" di Alba Dorata sono anche le delazioni, le ronde, le squadracce punitive. Ad Atene e soprattutto nella regione di Salonicco, in cui è elevata la presenza di migranti senza documenti, Alba Dorata picchia, aggredisce, accoltella chiunque non sembri greco, ma anche tutti quei greci che a loro non piacciono: migranti, omosessuali, comunisti, anarchici, disabili. D'altronde la situazione greca è il sintomo più evidente di qualcosa che serpeggia nel Vecchio Continente: in tutta Europa, infatti, crescono i consensi a partiti di rigurgito fascista e razzista, che fomentano nazionalismi sterili e guerre tra poveri come risposta alla crisi economica, in una dinamica non molto diversa da quella che l'Europa ha già conosciuto tra gli anni '20 e '30. Mentre i regimi tecnocratici rafforzano le politiche di austerity e di repressione, partiti e movimenti di estrema destra rispondono compattando le comunità nazionali, escludendo chiunque sia diverso. La crisi finanziaria ed economica in tutta Europa restringe spazi di libertà, partecipazione e dissenso; se nell'Occidente "democratico" le leggi vengono stabilite dai tecnici, se vengono dettate dalla finanza, e ai cittadini non resta altro che fare sempre maggiori sacrifici, allora chi decide? Perchè siamo costretti in uno Stato d'eccezione permanente? A 43 anni dalla strage fascista di Piazza Fontana, che segnava l'inizio della strategia della tensione, dall'omicidio di Stato dell'anarchico Pinelli, e ad un anno dall'assassinio di Modou e Mor, uccisi lo scorso 13 dicembre da un neofascista a Firenze, parlare di antifascismo e democrazia non significa solo manentere viva la memoria, ma soprattutto costruire il futuro. In questo scenario le uniche ipotesi possibili sembrano essere da una parte quella delle banche e delle agenzie di rating, che impongono austerity e "sacrifici, lacrime e sangue" al 99%, mentre garantiscono profitti e privilegi all'1%; e dall'altra quella di chi predica un'uscita dall'Europa tutta volta alla ricostruzione di nazionalismi e "comunità pure" fondate sull'esclusione e la paura. Quando la scelta diventa tra la dittatura della finanza e quella della razza, la risposta si costruisce dalle reti di solidarietà che partono dai territori, che rifiutano la guerra tra poveri e mettono in atto strategie sempre diverse con cui reclamare, da basso, diritti di cittadinanza e democrazia.

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