Friday, March 28, 2008

Antiproibizionismo in Autonomia

discussione tra servizi, consumatori e centri sociali.

Venerdì 28 marzo 2008

Al Cantiere,
Via monterosa 84, Milano

PostSocialAperitivo.
Cibarie, bevande e proiezioni multimediali accompagneranno il dibattito, attorno alla discussione
Promuove NESP, www.nonesemprepesante.org

Con: Cecco Bellosi, Il Gabbiano, Presidente Lila di Como
Giorgio Barbarini, Medico Infettivologo
Centro Sociale Cantiere
Operaori e Avvocati di comunità e servizi

Dalle 22.00 Serata Reggae Benefit per Aldo Bianzino

A due anni dall’entrata in vigore della legge Fini Giovanardi, il proibizionismo e la cultura della tolleranza zero hanno dato vita ad una sorta di inarrestabile controllo di massa verso un’ampia fascia di società: i consumatori di sostanze. Punire e reprimere sono state le parole d’ordine, lo hanno dimostrato gli aumenti vertiginosi di casi segnalati alle Prefetture per detenzione e uso personale di sostanze (spesso occasionale), le ispezioni mascherate da finti propositi di prevenzione ad opera dei NAS all’interno delle scuole, le incursioni delle forze dell’ordine negli ormai limitatissimi spazi pubblici delle città a caccia di "pericolosissimi" consumatori di cannabis, oppure le retate intimidatorie fuori dai Sert e dagli ambulatori frequentati dai consumatori. Proibizionismo funzionale al controllo sociale. Per alimentare le paure nella gente, e quindi legittimare repressione controllo e violenza, quale soggetto migliore se non il tossico o comunque il consumatore di sostanze qualsiasi esse siano? Riducendolo allo stato di pericolo per la società e costretto alla clandestinità, è il perfetto capro espiatorio per alimentare la paura e quindi la necessità di "tolleranza zero". I risultati di queste sciagurate politiche sono perfettamente visibili. Non c’è stata una diminuzione del consumo ma al contrario i consumi sono in aumento soprattutto quelli legati a sostanze funzionali ai ritmi imposti: cocaina amfetamine ed eccitanti in generale, l’ultimo dato dell’Osservatorio di Milano sulle dipendenze prevede un aumento per il 2010 del 40% rispetto al 2007 di consumatori di cocaina, è ricomparsa l’eroina tra giovanissimi e i dati confermano che è un fenomeno in crescita soprattutto nelle metropoli. Nelle città le situazioni di emarginazione proliferano, ma l’impianto repressivo della legge ha reso di fatto molto difficoltoso anche il delicato lavoro degli operatori dei servizi di bassa soglia: molto spesso il consumatore problematico, che già vive forti situazioni di disagio e marginalizzazione, pur di non incorrere in persecuzioni legali evita di rivolgersi ai servizi, mettendo a rischio la propria salute e spesso la propria vita. A fronte dell’evidente fallimento di tali politiche, anziché avviare percorsi ormai riconosciuti in tutta Europa come arma fondamentale per la riduzione del danno e del rischio, assistiamo al taglio sistematico dei fondi per progetti e servizi pubblici di bassa soglia, rendendo precaria e instabile l’attività degli operatori dei servizi stessi.
Parallelamente la logica delle politiche di controllo sui comportamenti ha prodotto casi indegni e criminali come gli omicidi di Aldo Bianzino e Federico Aldovrandi; nel migliore dei casi ha limitato pesantemente la vita di migliaia di persone segnalate e sottoposte a sanzioni con obblighi forzatamente "terapeutici" , mentre nel peggiore ha provocato casi di suicidi e carcerizzazioni di giovani "pescati" con pochi grammi di cannabis in tasca. Non è un caso che in Italia la maggior parte della popolazione carceraria sia composta da tossicodipendenti e semplici consumatori di sostanze, questo accade quando anziché perseguire una reale lotta al narcotraffico si impiegano risorse eccessive per punire piccoli spacciatori e consumatori e si attiva una politica di totale disinformazione e criminalizzazione dei comportamenti individuali. Nessuna società che si definisca "civile" può accettare che si venga ammazzati in carcere per aver coltivato qualche pianta di cannabis nel proprio orto, oppure essere ammazzati di botte per il semplice motivo di non essere conformi ai canoni imposti. L’arma della disinformazione di massa e della paura indotta, ha fabbricato mostri che una società civile non può e non deve accettare, ovvero il controllo sistematico sulle nostre vite e sui nostri comportamenti. Pensiamo che per uscire da questa sorta di oscurantismo medioevale in cui siamo precipitati sia indispensabile attivare percorsi autonomi e autorganizzati che vedano coinvolti operatori dei servizi e collettività, che producano informazione reale e non manipolata, che siano di reale utilità ai consumatori e alla società intera in termini di prevenzione, informazione e cure.
VENERDì 28 MARZO vogliamo costruire un’occasione di confronto tra operatori, consumatori e centri sociali rispetto lo sviluppo autonomo delle pratiche di riduzione del danno, troppo spesso istituzionalizzate. Abbiamo perso ogni fiducia nei confronti dei fin troppo numerosi tavoli di lavoro e nelle forze politiche istituzionali. Crediamo sia arrivato il momento da parte di coloro che politicamente e professionalmente si occupano di sostanze di riprendere la discussione in autonomia, riprendere la sperimentazione di nuove prassi, e dare voce a quelle che con fatica vengono praticate sotto ricatto, per costruire una critica condivisa al modello attuale cercando insieme una strada per renderlo efficace.


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